“Il vino dalle botti lo tolgo quando mi ricordo, non sto lì a contare i giorni”

 

Una strada nella nebbia solca distese di colline “pettinate” di enologica bellezza. Così scorgiamo l’eremo di uno degli ultimi Vigneron delle Langhe: Flavio Roddolo. Il clima non aiuta, la giornata è di quelle tipiche dei paesaggi autunnali langaroli, ma Bricco Appiani ci si paventa agli occhi neanche fosse l’unica cosa presente nel raggio di chilometri. Ci siamo, Monforte d’Alba è li a poche centinaia di metri quando svoltiamo per la sterrata che porta a Bricco Appiani. Il motore dell’auto infrange un silenzio quasi religioso che richiama fuori il nostro personaggio: tuta da lavoro, nessun sorriso, nessuna parola, così ci accoglie nella sua natura. Con un gesto del capo ci invita ad entrare. Senza convenevoli ci spiega che la giornata non permette la visita in vigna (nel frattempo si è messo anche a piovere), ma ci spiega in sintesi l’ubicazione dei vari cru e sorì, le esposizioni e le scelte dei vitigni.

Non facciamo domande, non servirebbe, e ci lasciamo accompagnare dopo un lungo silenzio nella barricaia. Ambiente d’altri tempi, questa la prima definizione che potremmo dare. Nessuna aerazione, umidità naturale e buio. Saltano i canoni che davamo per assunti sulla conduzione di una barricaia. Flavio conduce a modo suo, seguendo solo tradizioni familiari,e quando chiediamo il numero dei “passaggi” delle botti, accennando la domanda “due-tre?”, lui risponde, senza guardarci: “15, 20, non so, il vino dalle botti lo tolgo quando mi ricordo, non sto lì a contare i giorni”. Addio a procedure ed analisi, saluti ai puristi della tecnica: qui si fa il vino con sentimento e sensibilità, punto. E’ qui che si fanno largo in noi sentimenti di viva ammirazione per quest’uomo così lontano dai meccanismi moderni, ma vogliamo capirne di più.

I momenti di silenzio che spesso nelle conversazioni troviamo imbarazzanti, qui sono pieni, per nulla fuori luogo e assolutamente affascinanti. Non cerchiamo di riempirli e ci facciamo guidare dalla sua volontà di spiegarci il suo mondo, con i suoi tempi. Ci porta a vedere una piccola cantina adiacente, mostrandoci con orgoglio le bottiglie che il padre conservava. Rigorosamente in piedi. Inevitabile la domanda, disarmante la risposta:

“mio padre le ha sempre tenute così ed io le tengo così. Sono bottiglie anche degli anni sessanta, quando ne apro una è buona e quindi perché cambiare posizione?”

Provate a replicare voi…

Concludiamo la visita di questo angolo antico di enologia applicata al territorio nella sua taverna di degustazione. Ci apre tutti i suoi vini, partendo dal suo Dolcetto base, sino al Barolo. E’ adesso che comprendiamo completamente chi è Flavio Roddolo. Lui è presente nei suoi vini, non solo li fa e li modella ma li racconta e li colora della sua anima.

Vini poco inclini ad abbindolare, a cercare il compiacimento del palato. Sin dal suo Dolcetto base, si comprende il lavoro di quest’uomo, di questo vigneron: il territorio esce prepotente dal bicchiere, le colline tutte intorno sembrano concentrarsi nel sorso, le immagini scorrono e ci portano alla terra. Flavio ci racconta dei suoi vini e accenna addirittura qualche sorriso oltre che una loquacità più spinta. Si percepisce che ama i sui vini e come li fa, ama la Langa ed il Nebbiolo, ama il Dolcetto e la tradizione. Il vino lo fa insieme ad un ragazzo straniero che sta allevando nella sapienza della cura della vigna. E’ enologo di se stesso, è lui che lo pensa ed è lui che lo fa. Anni fa non imbottigliava, vendeva il vino sfuso sino a quando, su richiesta di alcune persone, ha deciso di passare ad una produzione per un mercato più attento.

Sono arrivati i riconoscimenti, i premi, le recensioni e le citazioni nei libri, ma lui è sempre lui: Flavio Roddolo da Monforte d’Alba.

 

Flavio Roddolo indirizzo:         fraz. Bricco Appiani – loc. Sant’Anna, 5 Città/comune:   Monforte D’Alba Provincia:        Cuneo Telefono:         017378535