Passione. E’ questo il leitmotiv della splendida degustazione organizzata dalla Fondazione Italiana Sommelier per celebrare le prime 10 annate di ES, il Primitivo di Gianfranco Fino e Simona Natale.

E’ stata Simona ad aprire il libro dei ricordi e a raccontare come tutto nasce. Avvocato lei, consulente ed esperto di olio lui, decidono di tentare l’avventura, l’avventura di una nuova vita. E’ proprio l’intreccio tra l’ES e le vite di Gianfranco e Simona, alla quale brillano gli occhi mentre si ripercorre il tempo all’indietro, a rendere forte il legame, tanto da spingere Simona a dichiarare di avere un “rapporto morboso” con le bottiglie che serve personalmente a (quasi) tutte le degustazioni a cui prende parte.

 

A Gianfranco invece il compito di raccontare i dettagli tecnici della produzione e gli andamenti climatici delle diverse annate, rivelando come con la vigna che poi acquistò fu amore a prima vista.

Inizia così la storia dell’ES, da quel primo ettaro comprato quasi di getto nel 2003, con piante di 60 anni allevate ad alberello. Oggi gli ettari sono 14, e in vigna lavora anche Bruno, il cavallo che Gianfranco ha voluto “salvare” dalla macellazione.

La degustazione corre via lungo le declinazioni che ogni annata e il tempo trascorso imprimono alla veste olfattiva e gustativa, con una nota elegante a fare da filo conduttore e sempre presente fin dall’inizio quando l’ES dichiarava ben 18% di alcol. “Domatore di vigneti” lo definirà durante la serata Paolo Lauciani, a testimoniare il lavoro fatto negli anni da Gianfranco.

 

 

Si parte dall’ultima annata disponibile, la 2013. Ottima annata dal punto di vista climatico, senza particolari picchi di calore. Alla vista si presenta luminoso, con riflessi quasi violacei a rivelarne la giovane esuberanza. Al naso è già tipico, con frutta rossa matura, amarena, fiori ben evidenti, tracce minerali che rimandano a sensazioni ferrose, liquirizia. In bocca già dimostra di avere un grande passo, sebbene abbia una nota alcolica leggermente fuori posto. Simona definirà la 2013 come la stagione perfetta e rivela come già durante le analisi svolte con il fido cantiniere Ciro fosse evidente un richiamo alle sensazioni floreali.

 

 

La 2012 è stata un’annata complicata, segnata da una stagione estiva molto calda, il cui effetto è stato mitigato dalla età delle piante. La vendemmia è stata svolta a fine agosto ed è stata rapidissima, causa il rischio di avere un grado alcolico troppo elevato. E’ un vino che si presenta più scuro all’olfatto e che in bocca mostra i segni del caldo, con la parte morbida a sovrastare la freschezza. E’ qui che, tra un aneddoto e l’altro, Simona dichiarerà amore per il suo vino e per la Puglia: “Noi vogliamo raccontare il vino fatto di sole, di vento e di terreno”

 

 

Buona la 2011, con temperature standard e vendemmia iniziata il 20 Agosto. Già il colore ci affascina, il naso ci sussurra che siamo di fronte a una grande versione di ES, la bocca ci stende. Rosa canina, viola, frutta matura, sentori di grafite e di ferro sono subito evidenti, si fanno strada poi accenni di erbe aromatiche e una sensazione balsamica che rimanda al mentolato. In bocca, l’equilibrio è il tratto distintivo, con la nota alcolica ad arrotondare l’acidità e con un tannino di seta. Completa il sorso, un finale lunghissimo in cui il ritorno alcolico finale rimanda alle sensazioni olfattive. “Il vino nel bicchiere ci ridà indietro tutto quello che noi gli diamo durante la preparazione”, afferma Simona. Giulio annuisce fin da subito, piazzando per gioco un 95/100 a questo ES da antologia.

 

 

 

La 2010 si muove su tratti eleganti, ma ha la sventura di essere assaggiato dopo la 2011. Qui la frutta è diventata prugna, i fiori sono appassiti, ci sono ancora le erbe e la sensazione balsamica. In bocca, la freschezza è in primo piano, il tannino è esuberante. Ottimo il finale, lungo e pulito. Durante l’assaggio, Gianfranco si schiera a favore di un uso ragionato (“cum grano salis”) della tecnologia e afferma, per la “gioia” dei seguaci del vino naturale, come sia impossibile fare Primitivo con i lieviti indigeni. Simona racconta invece del loro non scendere a compromessi nella vinificazione (in purezza) del Primitivo e paventa la possibilità di uscire dalla DOC. Si fa subito spazio in noi una nuova (futura?) definizione: “Super Apulian”, strizzando l’occhiolino alle versioni toscane.

La 2009 si presenta in veste scura, ancora prugna al naso, insieme a note di tabacco, fiori appassiti, speziatura e note fumè. Un naso sicuramente “autunnale”. In bocca si distingue per una ottima beva, con un finale agrumato e di buona persistenza.

Dopo un piccolo break, si riparte con l’ultima cinquina che inizia dalla 2008, segnata da un buon andamento climatico. L’olfattiva ci rivela sensazioni questa volta terrose, scure, con un ritorno alla frutta rossa più tipica del Primitivo, ciliegia, fragolina. Si fa spazio una speziatura più pungente che ricorda il pepe nero, seguita ancora da note affumicate. In bocca, questa 2008 è piacevolissima, profonda, con un tannino ancora ben compatto ma integrato alla perfezione. Finale interminabile, diremmo monumentale. Tra i migliori ES (e non solo) di sempre.

 

 

A seguire, la 2007 presenta un naso “crepuscolare” con note di prugna, noce moscata, liquirizia. In bocca è muscolare, con tannino leggermente aggressivo. Piacevole il ritorno di cioccolato, purtroppo non brilla in lunghezza.

Nel 2006, annata complicata con la peronospora che attacca durante una primavera piovosa. Ottima la maturazione degli acini ma si registra una riduzione del 50% nella produzione. E’ qui che Simona rivela come proprio questo fu l’anno di svolta, con Gianfranco che era vicino a lasciare tutto a causa di una resa di 6q per ettaro in alcuni vigneti. Al naso la 2006 presenta note di frutta in gelatina, di cuoio, humus, con rimandi anche a sentori che rimandano alla cipria e note di ruggine. L’acidità in bocca è leggermente sbilanciata, rendendo il vino meno rotondo. Pulito ma non lunghissimo il finale.

Nel 2005 qualche pioggia prima della vendemmia non ha portato particolari problemi. Il profilo olfattivo è interessante, si scorge la mora, l’amarena, spezie che ricordano il pepe nero, note di muschio e di coriandolo. In bocca, l’ES è rotondo, pieno, con un’acidità composta e un tannino solido ma di ottima fattura. Lungo il finale per un ES alle prime armi ma già di alto livello.

Il 2004 rappresenta l’esordio di Gianfranco e Simona e della loro creatura. Un vino che dopo 10 anni è ancora integro (non avevamo dubbi) e che nonostante un grado alcolico di 18° si mantiene elegante. Il lavoro di Gianfranco e Simona lo ha portato ai massimi livelli.

 

 

“ES o si ama o si odia” dice Simona. Noi lo amiamo.

Gianfranco Fino – Viticoltore

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