Questa volta Incontri di Vite è in Sudamerica !
Abbiamo deciso di visitare la famosissima Concha y Toro, una delle tre grandi “industrie” del vino : nata nel secolo scorso, quotata nella borsa di New York, con vigneti sparsi in 3 continenti, con una produzione di bottiglie praticamente infinita.
La sola entrata è maestosa, imponente, prenotare una visita non è impossibile , tutt’altro, ma va programmata con largo anticipo : il tour di maggior fruizione è disponibile sia in inglese che in spagnolo, mentre quello più completo è solo in spagnolo. Nel gruppo nel quale siamo siamo assegnati, la guida chiede a tutti la provenienza sia per rompere il ghiaccio sia per dimostrare l’internazionalità e la fama di questa “Bodega”.
Il nostro gruppo è formato, ovviamente, per la maggior parte da sudamericani ma non mancano centroamericani e quando abbiamo pronunciato con orgoglio il nostro “Roma, Italia” uno spontaneo e forte “oh” si è materializzato  tra i partecipanti.
Il tour comincia con la visita al “giardino” : più di 30 ettari dove padroneggia una costruzione del secolo scorso in stile neoclassico (Casona Don Melchor, 4000 mq2), residenza della famiglia e museo privato, aperto solo in occasioni ufficiali e su invito della famiglia.
Continuiamo col “Jardin de Variedades” ovvero uno spazio dove sono coltivati tutti i vitigni (26 in totale, in una forma circolare quasi labirintica) a dimostrare la varietà della produzione, presenti anche molte microvinificazioni.  Oltre ai vitigni internazionali sono in bella mostra, i locali pais, malbec ed ovviamente il Carmenere.

Ci viene fatto assaggiare il primo vino, un sauvignon blanc, molto delicato e fresco (la temperatura di servizio non è eccellente) e dopo un brindisi multilingua ci spostiamo nelle cantine.
Una distesa polverosissima di barrique ci accoglie anche se in realtà non così grande come ci saremmo aspettati. Non si vedono ne tonneaux ne botti grandi, e dopo alcuni minuti veniamo letteralmente lasciati al buio, pochi secondi di attesa e nella stessa cantina parte un filmato sulla leggenda del “Cassilero del Diablo”, un mix di riferimenti storici e leggende costruite ad arte.
Il tour si conclude facendoci assaggiare il Carmenere ed il Cabernet Sauvignon (vitigno che occupa circa il 65% della produzione “cilena” di Concha y Toro). Sono tutti vini di facile beva “adatti” anche a chi non se ne intende.
Noi però abbiamo voluto prender parte ad una degustazione extra di 4 vini : chardonnay, pinot noir, merlot e carmenere.

Un bravo collega sommelier cileno guida la degustazione.

Lo chardonnay è molto piacevole (11 mesi di legno mediamente tostato), meglio al naso che in bocca, da abbinare con formaggi ma non troppo stagionati. Passiamo poi al pinot noir, vera sorpresa, sia per la giovane età (2014)  sia per la qualità complessiva. Nel terzo bicchiere poi il merlot, decisamente tannico, ci spiazza un poco : il collega consiglia carne alla brace, vero culto in questo paese, specialmente per le più che prossime Festas Patrias. Infine il carmenere, di facile e ripetitiva beva, da “sposare”, ça va sans dire, con piatti tipici come la carbonada, el charquican o le famose empanadas.

Indirizzo: # Pirque, Región Metropolitana, 
                Av. Virginia Subercaseaux 210, Pirque, 
                Región Metropolitana, Cile