Un ciclone. Questo ci è sembrato Antonello Maria Coletti Conti durante la nostra visita presso l’omonima cantina.

Domenica mattina, appuntamento ad Anagni per visitare la cantina Coletti Conti, uno dei portabandiera del Cesanese di qualità.

“Ve lo dico subito, sono mezzo astemio. Al vino preferisco la Coca-Cola”, ci dichiara Antonello, salvo poi sfoderare una conoscenza e competenza invidiabile.

Tutto nasce quando, ereditando le vigne dal padre, inizia ad occuparsi dell’azienda agricola. Fino al 2001, porta le uve alla cantina sociale in cambio di una citazione sull’etichetta.

La svolta avviene con l’assaggio di un Cesanese “straniero”, il Cincinnato di Andrea Franchetti della Tenuta di Trinoro (e di Passopisciaro), con cui Antonello intuisce le grandi potenzialità del Cesanese. “Una follia. Andrea è il responsabile di questa follia, è tutta colpa sua, nel bene e nel male”, ci dice sorridendo.

Coletti Conti oggi conta diversi ettari vitati, non solo di Cesanese e non tutto viene vinificato. Luca, agguerrito, parte all’attacco: “Senti, ma come ti è venuto in mente di fare il Manzoni bianco, l’Arcadia?”. Antonello para il colpo e ci racconta che il Prof. Manzoni, il creatore del famoso incrocio Manzoni tra pinot bianco e riesling renano, era il professore del nonno a cui ha voluto rendere omaggio con questo vino. “Ma a parte questo, ti piace?”. Luca incassa e nicchia, non troppo convinto. Avrà modo di ricredersi.

 

 

La chiacchierata prosegue a 360°, su questioni enologiche e non solo. “E’ la natura che fa tutto, io la devo assecondare. Qui il terreno è vulcanico, è una propaggine dei Castelli Romani ed è molto fertile. L’inerbimento è quasi un obbligo e non ho bisogno di concimare o di fare trattamenti particolari, ma il biologico e il biodinamico mi convincono poco”

La vendemmia, rigorosamente manuale, si svolge a settembre, in anticipo rispetto a quando si faceva una volta. “Era impensabile vendemmiare prima del 10 ottobre, ora invece ad agosto ho alcol potenziale a 14,5%”.

Ci spostiamo in cantina, dove faremo tutti assaggi di botte e tutti alla “cieca”.

 

 

Il primo assaggio è la Passerina che dà vita all’Hernicus bianco. Naso già ben definito, note di frutta a polpa gialla, in bocca è fresco, sapido, di buona lunghezza.

Il secondo assaggio è il “famoso” Arcadia, rivendemmiato quest’anno. Al naso un sentore di pera è inconfondibile e netto. “Ci sono dei periodi che quando entro in cantina, si sente un profumo di pera inebriante”, conferma Antonello. Questo Arcadia ci colpisce, Luca in primis che si dichiara “stupefatto”.

Tra un assaggio e l’altro, parlando del suo rapporto con le guide di settore, Antonello ci dice “ho un rapporto libero, se voglio mandare i campioni li mando altrimenti niente. Mi posso però ritenere fortunato, perché fin dall’inizio ho avuto ottimi riconoscimenti per il Romanico e l’Hernicus (rosso). Ancora adesso ricevo ottimi riscontri, a volte anche inaspettati”. Ci racconta poi di come fu “scoperto” dall’AIS romana di allora e di come fu approcciato dalla redazione.

Il terzo è il meno convincente dei 6 assaggi che abbiamo fatto. Alle cieca è palesemente non Cesanese, si intuisce il taglio bordolese. Il naso ancora indietro, chiuso, note di fungo, mentre la bocca mostra già un discreto equilibrio ma risulta corta, forse troppo. Da riprovare.

 

 

Si scende giù in barricaia all’assalto del Cesanese che poi darà vita all’Hernicus Rosso e al Romanico. Tutti assaggi di botte, tutti splendidi con una olfattiva già compiuta e una bocca scalpitante da addomesticare con uno degli “ingredienti” principali del vino: il tempo. Questa 2015 ci sembra, per quella che è la nostra modesta esperienza, una grande annata e Antonello ce lo conferma: “una annata perfetta, ho cercato di vendemmiare il più possibile, speriamo che le premesse vengano confermate. Lui (il vino, ndr) deciderà quando sarà il momento di andare in bottiglia”.

Produttori, personaggi e vini così ti fanno capire quanto potenziale abbia il Cesanese.

 

 

La visita termina dopo tre ore passate a parlare e scherzare come se ci conoscessimo da tempo, dandoci appuntamento davanti ad una “cacio e pepe” da assaggiare in abbinamento all’Arcadia. Noi lo abbiamo preso sul serio.